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Queste "imitazioni" da Mallarmè, Laforgue e Apollinaire costituiscono un intenso e significativo omaggio che Giovanni Raboni ha voluto fare a tre degli autori più rappresentativi della poesia francese dell'ultimo Ottocento e del primissimo Novecento, da lui sempre amati e tuttavia mai affrontati, in sede di traduzione in modo sistematico. L'interesse dei testi è tra l'altro fornito dal diretto confronto tra la poetica di Raboni e quella degli autori ai quali egli "rifà il verso". Ne risulta un'opera autonoma, la cui felice riuscita è ascrivibile in parti eguali tanto all'azione mediatrice dei testi di riferimento quanto al genio personale del traduttore. A dare unità alla presente raccolta - come avverte lo stesso Raboni nella "Nota" finale al volume - c'è la natura più o meno virtuosistica e giocosa degli originali, evidentissima nei "Ventagli" mallarmeani ma sicuramente rintracciabile anche nella sequenza di Apollinaire e nell'invantevole scherzo (in senso musicale e, si direbbe, più propriamente pianistico) di Lafourgue. In "Ventagli e altre imitazioni" i lettori ritroveranno il Raboni tanto amato per la grande abilità compositiva, la straordinaria raffinatezza stilistica, la piacevolissima intonazione vocale, la coinvolgente varietà tematica. Tutti elementi che fanno di lui uno dei poeti italiani più importanti di questo fine millennio.